Kerigma n° 15

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Dopo le meritate vacanze, ritorna la rubrica curata da Paolo con un interessante e pungente articolo da non perdere!

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Kerigma n° 15ultima modifica: 2010-09-14T18:47:00+02:00da famigliainrete
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8 Responses

  1. barbara
    at |

    Carissimi tutti, approfitto dell’articolo di Paolo per salutarvi dopo il periodo estivo sulle pagine di famigliainrete.
    Come va? Siamo tutti carichi ???
    Non che sia grande la voglia di ricominciare a tuffarsi nel caotico mondo di scuola-lavoro-famiglia-impegni, ma sempre più mi rendo conto che siamo chiamati a partecipare ad un Disegno più grande, di cui forse ancora non vediamo bene tutte le sfumate ricchezze – ma, ahimè, siamo così bravi a vederne tutti i limiti e le difficoltà ! -.
    Pertanto, è principalmente con un senso di inaspettata e timida gratitudine che mi affaccio a questo nuovo anno.
    Sono anche grata a Paolo per i suio articoli, che mi trovano sempre in accordo.

    Al dì la dei risvolti economici-diplomatici-finanziari-personali-comportamentali delle attività del nostro Premier, la prima cosa che valuto è proprio la vicinanza con i grandi temi della vita e della famiglia, anche se per motivi di “convenienza”.
    Preferisco votare una persona anche incoerente, antipatica, casinista, opportunisa, ma che non appoggia apertamente aborto, eutanasia, matrimoni omossessuali e tutto ciò che questi comportano, eccetera, piuttosto che votarne una magari (chissà…!) più corretta (!!?), simpatica, apparentemente coerente (!!?) che dichiara la rottura con i grandi temi difesi dalla Chiesa.
    Con tutto ciò, se si dovesse presentare qualcuno che incarna entrambi gli aspetti, sarebbe decisamente meglio…! Ma…. dobbiamo fare la guerra con i soldati che ci danno…!!!

    Ciao a tutti, Barbara

  2. thea.squarcina
    at |

    Ciao a tutti.
    Forte dell’incoraggiamento che più volte Giovanni mi ha rivolto di partecipare anche se mi sento una voce “fuori dal coro” mi permetto di fare alcune brevi e poco rielaborate considerazioni riguardo quanto ho letto:
    – è più importante manifestare vicinanza ai principi o impegnarsi personalmente a onorarli? Non riesco a dimenticarmi la presenza sul palco del Family Day di Berlusconi, Casini e Fini, tutti insieme e uniti dal loro stato civile un po’ poco consono all’evento. Opportunismo politico? Incoerenza personale? Ipocrisia morale?
    – è più importante fare grandi enunciazioni di principio o cercare tenere comportamenti coerenti, nelle occasione pubbliche come nelle piccole cose della vita quotidiana?
    – la vita e lo stato sono veramente uno spazio/tempo dove vivere quotidianamente “una guerra” contro chi ha riferimenti morali diversi dai nostri, o non potrebbe essere un luogo dove ciascuno è libero di vivere secondo il suo “credo” senza limitare quello altrui o senza imporlo in modo più o meno subdolo? Lo stato è giuridicamente laico già da qualche tempo, ma sembra ancora ben lontano dal dimostrarlo…
    Spero di non aver osato troppo, ma questo è il mio pensiero!
    Riciao!
    Thea

  3. Maurizio
    at |

    Ciao.
    Finalmente ho una gran voglia di partecipare e dare il mio pensiero. Il tema mi attizza e, come Thea, ho deciso di osare. Sicuramente troppo, ….. ma confido nel perdono.

    Il mio modesto parere è che il peccato più grande che oggi si commette non sia tanto chiudere un occhio sul peccatore, ma giustificare ad ogni costo il suo peccato.

    Quello che dovrebbe “governarci” (non nel senso del Presidente del Consiglio, ma nel senso dell’agire umano di bravi cristiani) è il bene comune di tutti noi esseri umani. Invece quello che ci governa è l’interesse privato (stavolta in tutti e due i sensi).

    Siamo circondati da chi, pur di raggiungere il suo scopo, è disposto a giustificare ogni comportamento. Come a dire: “Se poi in questa guerra devono morire degli esseri umani, speriamo che siano soldati dell’altra parte!”

    E allora mi chiedo, cosa è assolutamente contro la nostra morale? Colui che commette il peccato o colui che lo permette incoraggiandolo e giustificandolo?

    Vi confesserò una cosa.
    Io non conosco Gesù Cristo.
    No, haimé, io non lo conosco, ma l’ammiro.
    Io non la penso sempre come lui, ma ho uno straordinario rispetto del suo pensiero.
    Io non seguo sempre la sua strada, ma sulla mia so di incontrarlo spesso. Se solo potessi riconoscerlo, in ogni occasione, con modestia, gli direi:
    “tu che puoi davvero, liberaci dal male, ma per favore non dimenticarti di quelli che lo hanno aiutato!”

    A presto.

  4. Sara
    at |

    No Barbara,

    io non sono proprio d’accordo. Se davvero abbiamo a cuore la nostra integrita’ e coerenza morale e non siamo solo dei disillusi che hanno perso la speranza di “vincere” giocando secondo le regole, non possiamo proprio accettare certi compromessi.
    Io in coscienza non potrei farlo per non tradire me stessa e quella Chiesa di cui desidero far parte, limpida, umile, lontana dai potenti, fatta di fatica e grande lavoro quotidiano per cercare di comprendere, accogliere, indirizzare con onesta’ quella che in concreto oggi e’ la societa’ in cui viviamo.

    Ciao
    Sara

  5. barbara
    at |

    Carissimi, finalmente qualcuno altro che scrive sul nostro bellissimo blog creato da Giovanni.!! Sono molto contenta!
    Volevo solo precisare una cosa:
    fatto salvo che le ragioni riguardanti la coerenza ed il moralismo nonchè le caratteristiche dell’uno o dell’altro candidato politico le ha già chiaramente espresse Paolo nel suo articolo, è evidente che la parola “guerra” aveva un significato puramente figurato. Mi dispiace che sia stato travisato.
    I Cristiani non fanno la guerra a chi Cristiano non è, anzi.
    I valori che difende la Chiesa sono valori prima di tutto umani – cioè dell’uomo- prima ancora che del Cristiano.
    Anche io non ho mai visto Gesù in persona, ma ha incontrato persone e momenti di persone che me lo hanno reso presente nel quotidiano. Bisogna accorgersi della Sua presenza, avendo Lui scelto gli uomini (poveri, peccatori, incapaci, incoerenti….) come metodo di testimonianza, giunto fino ai nostri giorni.

    Sarebbe certo bellissimo se il male non ci fosse (soprattutto quello degli altri, eh! eh!) ma spesso siamo costretti ad avere a che fare con persone disoneste di cui prendere il poco di buono che c’è. Comunque, visto l’evidente limite della comunicazione virtuale, CHIUNQUE, come me in primis, si sente … “in cammino”, potrebbe provare qualche volta a PARTECIPARE AGLI INCONTRI di famigliainrete, ove il confronto e l’arricchimento reciproco non mancano mai.
    Quindi….. partecipate numerosi: vi aspettiamo a braccia aperte! Baci a tutti ed un abbraccio. Barbara

  6. Ferdinando
    at |

    Ciao a tutti e ben tornati!
    grande dibattito….finalmente siam tornati e belli vispi.
    Ho letto i messaggi questa mattina e non sapevo se scrivere combattuto da un senso di rabbia e dispiacere.
    Nei commenti anche quelli pro si elencano molti molti motivi per non votare Berlusconi e l’unica ragione è quella della filosofia del “fine che giustifica i mezzi” che non è proprio una filosofia Cristiana ma Macchiavellica, e l’altra cosa che ho notato è che sembra che in Italia non ci sia nessuna alternativa a Berlusconi per difendere le ragioni della Chiesa. Ma è proprio così…….. sarebbe molto triste.
    Buttiamo il cuore oltre l’ostacolo e buttiamo anche Berlusconi, in 15 e più anni non mi sembra e abbia fatto cose concrete per salvaguardare la famiglia.

    a presto
    ferdinando

  7. Maurizio
    at |

    Salve.
    Mi piace tornare al tema (anche perché mi pare di non essere proprio solo!) e introdurre una netta distinzione tra l’ideale religioso e la politica pratica.
    A me pare che il punto di vista di molti sia lo stesso di Berlusconi, e cioè la tendenza a pensare questa repubblica come oligarchica (dal dizionario – Ogni organizzazione in cui il potere è determinato autoritariamente da poche persone per propri fini ed interessi). Da grande comunicatore qual è, Berlusconi fa passare l’impressione che ogni decisione sia alla sua portata e sotto il suo controllo (ma sappiamo bene che non è affatto così). La realtà (almeno fino al prossimo colpo di stato) è che esiste una Costituzione molto attuale alla quale ci si dovrebbe attenere e che, tra le altre cose, stabilisce in modo inequivocabile che le leggi le fa il Parlamento sovrano eletto dal popolo (che saremmo noi!). E se il Parlamento dovesse promulgare (a maggioranza, perché siamo in democrazia) una legge sull’eutanasia o una legge sulle unioni di fatto (non esiste solo il matrimonio cattolico ma anche forme di unione secondo altre religioni o semplicemente civili), da bravi cittadini potremo combatterle, se contrari, con gli strumenti della Costituzione o accettarle facendo bene attenzione a non “finirci dentro”.
    Io credo che non sarà il voto a Berlusconi a tenere questo paese lontano da “comportamenti satanici” (anzi!!!!), ma saranno gli eletti (mai aggettivo fu più azzeccato) integri, onesti e scelti per la loro altezza morale.
    Forse non esistono altri leader, ma esistono altri uomini – tra i quali potremmo scegliere – che fanno politica, magari con la tessera di un partito ideologicamente lontano da ogni religione, che però difendono valori molto vicini (e in qualche caso vanno anche oltre) alla Chiesa Cattolica.
    Il leader di un paese dovrebbe essere un buon padre di famiglia e non un pessimo padrone.
    Ho letto con piacere da Barbara che la Chiesa difende l’Uomo prima ancora che il Cristiano. E allora prendiamo a cuore l’Uomo e cerchiamo di tenere sempre bene a mente che il nostro compito non è arrivare alla metà uno ad uno come uomini soli, ma è arrivarci insieme come comunità che guida le decisioni dei suoi rappresentanti.

    Alla prossima. Forse. Buonanotte a tutti.
    Maurizio

  8. Paolo Marino
    at |

    Ho letto solo oggi l’articolo di Paolo e lo condivido. E spiego anche il perché. Nessun dubbio sulle incoerenze del nostro premier, ma nessuno, da un punto di vista cristiano può esprimere un giudizio sulla sua persona (se la vedrà col Padre Eterno, come ognuno di noi del resto): si giudica il peccato (e questo è un problema che abbiamo tutti, mi pare), non il peccatore. Chiarito ciò, da cattolico, cerco di prestare sempre la massima attenzione alle indicazioni del magistero (termine con cui la Chiesa cattolica, il Papa in primis, indica il proprio insegnamento e trasmette, ormai da 2000 anni, il deposito della fede, ovvero la dottrina rivelata agli apostoli da Gesù). Il Papa ha quindi più volte invitato i cattolici a difendere con fermezza alcuni valori “non negoziabili” che sono patrimonio di tutta la comunità umana: vita, famiglia, educazione. Certo, ci sono altri “valori” importanti, ma da questi non si può prescindere, poiché sono essi innanzitutto che caratterizzano con maggiore profondità la dignità di ogni persona.
    La Chiesa ha maturato nel corso dei secoli il concetto di libertas Ecclesia non come libertà da (dallo Stato, per esempio) ma, fondamentalmente, come la possibilità di essere se stessa, di esprimere la sua originalità culturale ed etica, fino alle diverse conseguenze di carattere culturale e politico. La libertà è caratteristica fondamentale della presenza feconda e missionaria della Chiesa, secondo la grande intuizione ambrosiana “ubi fides, ibi libertas”. In questo senso la libertà della Chiesa di essere se stessa rappresenta un grande fattore di inculturazione della fede per una nuova civiltà dell’amore, come ci ha ricordato più volte il grande Giovanni Paolo II. Se tutto questo mi sta veramente a cuore, mi pongo sinceramente una domanda: in quale contesto politico la libertà della Chiesa è maggiormente salvaguardata? Io non voglio un governo di virtuosi (se lo fossero, certo, sarebbe meglio), ma un governo che tuteli quei valori che ritengo imprescindibili. Può sembrare paradossale per chi è estraneo al mondo cattolico: ma per me è molto meglio un politico che predica bene (in Parlamento) e razzola male (in privato) che non il contrario. Meglio un libertino che dice di no ai Dico, insomma, che un integerrimo padre di famiglia che legifera contro la famiglia. Io credo che una cosa sia giusta o sbagliata a prescindere da chi la fa. Non è un problema di opportunismo ma di realismo, e non c’è niente di più reale nella vita del Fatto cristiano. Un saluto, Paolo Marino

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